Pornografia come rituale
La “pornografia” (in senso lato e omnicomprensivo) è un dichiarante (marcatore), ossia in forza rituale anima uno stato di trapasso, celebra la fine della condizione (asservente) primaverile, stagione degli amori, e/o esorcizza verso un ideale stato perenne (primaverile).
Non mere “rappresentazioni” ma rituali tranquillizzanti affermanti uno stato d’angoscia in punto limite.
La figurazione sarà sempre nel desiderante più che nel desiderato; in un piano consistente (orizzonte) e immanente (immagine/fantasia). Tanto più questa (la pornografia) è efficace (neuroni specchio) tanto questa si rinnova in ritualità e/o dipendenza (“ciclicità”) [a seconda del substrato culturale], a esorcizzare il ritorno della stagionalità sessuale.
[La prima arte è l’architettura, Edificio della “vita.” Le mura oltre le stagioni e all’interno la riflessione (letteralmente)… si piegano gli spazzi naturali, le arti, si “appendono” e si “colorano” le pareti… ]
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